In uscita con il proprio album “LOST”, abbiamo incontrato Giovanni Massaro in arte Clinamena.
L’artista ci ha raccontato di come ha cercato di esplorare le profondità oscure dell’animo umano, tracciando il percorso tortuoso di una protagonista perduta nei meandri della propria interiorità. Ma ci ha parlato anche delle proprie esperienze di vita, tra viaggi, musica e altre passioni.
Giovanni, benvenuto. Chi è “Clinamena”?
Direi un cantautore, che viene dal rock, ma predilige la chitarra acustica per suonare dal vivo. Suoni più ricercati, meno casino… in un futuro più ritmo spero e più cori, se mi è concesso sognare.
Quale musica ascolti e quale ti influenza nelle tue scelte, artisticamente parlando?
Come tanti della mia generazione ho preso una chitarra in mano grazie a un signore del nord dell’Inghilterra chiamato Noel Gallagher. Ora ho ucciso il maestro e mi dedico a cose più serie. Penso di avere dei concetti da comunicare e non parlo di droga nelle mie canzoni. Non voglio dire che questo tema sia un tabù o che un giorno non scriverò qualcosa a riguardo, voglio dire che ho tante altre cose di cui parlare. Ovviamente dagli Oasis in poi mi sono immerso in un viaggio decennale di ascolto della musica rock dagli anni ’50 ad oggi, quindi ho tante influenze. Mi piace il folk americano in tutte le sue forme, la ricchezza della loro cultura musicale, la musica nera… Queste mie radici sono uno dei motivi per cui la mia musica sia cantata esclusivamente in inglese. Anche qui, mi sento di dire “per ora”.
… E dal punto di vista letterario, cosa leggi e cosa ti influenza?
Sono Prof. di Filosofia, quindi posso dire che tutto è partito da Nietzsche e Freud quando ero adolescente, Jung un po’ più avanti, e poi Deleuze e Foucault, Dewey e Rorty, ma anche Dostoevskij, Lermontov, Borges…
Parlaci del nuovo Ep in uscita. Raccontaci tutto!…
Tutto è nato mentre stavo vivendo una situazione difficile con una persona psicotica con forti tratti paranoidi: più cercavi di aiutarla e più ti immergevi in un labirinto senza fine. Poi chiaramente questo episodio autobiografico l’ho mischiato con altre idee, con una breve storia d’amore in China Town, il tema dell’ossessione compulsiva, diciamo che ho forzato un po’ l’immaginazione e ho creato una storia di libera interpretazione. Non è tanto quello che dico io nel disco, quanto quello che verrà percepito ed interpretato da ogni singolo ascoltatore che credo che sia importante. L’opera non appartiene all’autore!
Tu hai molto viaggiato e hai lavorato all’estero. Quali differenze avverti tra l’attuale panorama musicale italiano e quello internazionale?
Sento che nel panorama italiano si sia perso il gusto per la musica tradizionale, ci si vuole sempre conformare a ciò che funziona, tradurre gli stili di altri paesi, pop preconfezionato, la canzone italiana, Sanremo… Al sud credo che sia diverso, ma non ho mai vissuto là. Ho vissuto in Spagna e nei festival più popolari si ascolta il flamenco, la copla, ma anche musiche che vengono dal Sud America, con strumenti veri… si balla, ci si diverte. Ho vissuto anche in Inghilterra e lì si creano stili, ci sono band veramente alternative, c’è più cultura e più interesse a dire la propria: i locali sono attrezzati e numerosi, se ne trovano per ogni genere.
… E secondo te, le opportunità sono le stesse?
Bé direi di no. Sono rientrato in Italia a 32 anni (pochi anni fa) e mi sono sentito in pochissimo tempo già vecchio. Mi è pure venuta voglia di sposarmi e fare dei figli. Per fortuna ho ancora tanti amici fuori per il mondo che mi hanno fatto ragionare. No, seriamente, è una questione di opportunità: se c’è mobilità sociale, occasioni di crescita professionale e artistica, allora puoi davvero mantenere vivo l’interesse per le cose, cambiare lavori, creare progetti, fare arte… altrimenti ti conformi all’unica cosa che ha un senso ancora sognare, ovvero trovare un lavoro stabile (è questa la parola che più sento dalle nostre parti) e mettere su una famiglia. Che poi non è che nei paesi in cui ho vissuto non facciano figli e non si sposino, però la vita delle persone non finisce lì, ecco.
Cosa prevedi per il tuo futuro? E quali progetti intendi realizzare o hai già in cantiere?
Vorrei scrivere un disco e registrarlo in pochi giorni insieme a tanti musicisti, vorrei che avesse più influenze blues e gospel… A breve termine, In autunno, vorrei fare un grande concerto a Milano in una bella sala e riempirla. Anzi lancio un appello a chi mi ascolta o legge di contattarmi per organizzare una serata memorabile!
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