Abbiamo incontrato Emanuele Scataglini, in occasione dell’uscita di THE LANTERN OUT OF THE DOORS. Ne sono nate riflessioni, che partendo dagli aspetti più strettamente culturali e musicali hanno spaziato fino ad argomenti di attualità (come la guerra), per comprendere l’ARTE in relazione al mondo. Esplorando la nostra stessa natura umana:
THE LANTERN OUT OF THE DOORS, un nuovo Ep di 5 tracce, per raccontare l'”Uomo”, alla ricerca del proprio “Io” interiore. Cosa ci può dire?
Il progetto vuole stimolare la nostra capacità di immaginare e di creare sensazioni. È un album intimo, che procede per passi felpati volendo scavare all’interno. Quando l’ho scritto, avevo come riferimento l’idea di Hillman e il suo concetto relativo al puer aeternus ovvero quell’aspetto interiore che proviene dalla nostra infanzia: anche nell’adulto vi è un substrato fecondo su cui germoglia l’immaginazione creativa e questa immaginazione è essenziale anche per la comprensione del mondo perché arricchisce la nostra anima.
Cosa rappresenta la LANTERNA per Emanuele Scataglini?
È un simbolo della ricerca e del viaggio. La lanterna è fuori dalla porta per indicare una strada a chi si è perso nel buio ma è anche una strumento per ricercare noi stessi. La nostra coscienza si arricchisce quanto più fa esperienza del mondo interiore ed esteriore ma questi due aspetti devono bilanciarsi. Sapere e saper essere non sono distinti sono un elemento comune. Si tratta di recuperare una visione filosofica della vita non solo materiale.
Autori come Pierre Hadot hanno recuperato molte tecniche delle filosofia antica con l’idea che pensare e vivere siano un binomio imprescindibile.
…E secondo lei la luce è fuori o dentro di noi?
In entrambi i luoghi, ma la ricerca interiore nella nostra società è stata abbandonata per la soddisfazione materiale. Con questo non intendo esaltare il concetto di ascesi, la mia visione è più vicina a quella degli antichi dove il fare era collegato alla propria educazione interiore.
Considerando gli attuali accadimenti che stanno sconvolgendo il Mondo, l’Uomo è davvero in grado di analizzare se stesso? E potrà mai trovare un “percorso di luce”? Illuminarsi e migliorare, rinunciando alla propria auto-distruzione?
Io ho sempre avuto un grande terrore delle guerre e le trovo incomprensibili. Purtroppo però ci sono sempre state.
Brecht diceva, in una celebre poesia, che per un generale il difetto principale è che l’uomo come macchina da guerra può pensare. Questa è una speranza, flebile ma c’è. È la speranza che fa sì che noi possiamo evitare i conflitti poiché smettiamo di comportarci come i carri armati e comprendiamo la responsabilità delle nostre azioni. La guerra però ti rende parte dell’ingranaggio, un mezzo per il potere dei signori della guerra.
Io non so se l’uomo possa trovare un percorso di luce, purtroppo ci sono al governo persone che non hanno nessuna etica se non il denaro e la volontà di potenza. Chissà se un giorno i palazzi di potere saranno pieni di uomini di pensiero… a me sembra però che stia avvenendo il contrario, che dal dopo guerra la classe dirigente peggiori sempre più.
Si dovrebbe ricominciare dal basso istruire i ragazzi alla pace e non ad arrendersi all’inevitabilità della guerra.
Molti commentatori si sono già arresi, la pace in Europa che abbiamo vissuto dopo la seconda guerra mondiale per alcuni è stata una parentesi, io vorrei rivoltare il concetto: è proprio dall’eccezione che si dovrebbe costituire la regola.
L’Arte salverà il Mondo come affermava Dostoevskij?
Questo è un discorso molto complesso. Per alcuni la conoscenza implica la violenza. Kubrick ne era convinto.
La scimmia di 2001 Odissea nello spazio usa la sua nuova intelligenza per colpire con l’osso il suo nemico, Alex di Arancia meccanica ama Beethoven e la musica del compositore gli dà la carica per commettere stupri e violenze.
L’arte non sembra in grado di aiutarci a migliorare se seguiamo questi esempi. Brecht metteva in guardia dal teatro usato come mezzo di propaganda, aveva già capito il ruolo della comunicazione di massa nelle nostre scelte.
Molti artisti hanno avuto un animo di grande sensibilità, fatto cose stupende ma avevano una vita complessa erano persone irascibili, come Caravaggio, o Bellini.
Addirittura si è arrivati ipotizzare un legame tra genio e sregolatezza. Naturalmente ci sono posizioni contrarie, ovvero che le opere d’arte trascendono anche il loro creatore.
Ne il libro Il potere dell’arte Simon Schama parla del ruolo che ha avuto l’arte nel risvegliare le coscienze e ci sono molti altri pensatori che seguono questa linea. Anche io sono di quest’idea, l’arte ci aiuta a trascendere e purtroppo c’è poca arte nel mondo perché si predilige il profitto.
Vogliamo parlare delle 5 tracce che compongono THE LANTERN OUT OF THE DOORS?
La canzone The Secret of the Fog racconta di un sogno, il sogno di un bambino che crede che la nebbia sia una sostanza magica creata da una creatura fantastica, l’adulto non vuole perdere questo sogno e rivive la stessa fantasia ogni volta che vede la nebbia. Questo stupore non è una semplice sensazione di allegria ma un’emozione che svela parte della nostra interiorità.
Il brano strumentale The Lantern out of the Doors è costituito da un frammento melodico che si ripete su diverse alterazioni è quasi ipnotico, mentre I Read Smoke Clouds e Malicios Moon sono brani molto melodici.
Un brano particolare è Eurydice’s Dreams, ha un arrangiamento originale… anche qui è presente l’idea del frammento anche in questo caso l’intento è di catturare l’attenzione verso una dimensione interiore.
Dopo questo lavoro, cosa ha in cantiere Emanuele Scataglini?
Sto pensando ad una nuova produzione con più canzoni e meno parti strumentali. Il tema sarà un prolungamento dei concetti di The Lantern Out Of The Doors, ma ampliato musicalmente.
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