Sfrontati, irriverenti e pieni di carica energetica… abbiamo incontrato gli ALIBI, rock band romana all’esordio con il singolo in stile punk: “Assaggio”.
Un dinamico duo costituito da Gabriele e Guglielmo, che si mettono a nudo raccontandoci tutto di loro, dal primo incontro fino ai progetti futuri.
Ciao ragazzi, come avete scelto il nome della band? Qual è la sua origine? Perché ALIBI?
Il nome è stato scelto in modo completamente casuale, all’ultimo minuto, per poterlo scrivere in tempo sulla locandina del nostro primo live, perché fino a quel momento non ci avevamo mai pensato, non ci sembrava importante.
Così cominciamo a sparare nomi a caso, fin quando Guglielmo dice “Alibi”: lì Gabriele ha pensato subito al nome di un bar di una famosa serie tv americana, l’Alibi, dove i protagonisti andavano ad ubriacarsi e a raccontare i loro misfatti in ogni puntata, e ci è subito piaciuto, poi ha un non so che di accusatorio.
Come avete iniziato a suonare insieme?
Abbiamo iniziato a suonare insieme dopo che entrambi eravamo stati buttati fuori dai rispettivi gruppi: in piena pandemia, e con zero possibilità di trovare dei musicisti a cui unirsi, data la situazione catastrofica di allora. Gabriele, dopo aver scandagliato la rete e le piazze, trova un annuncio di Guglielmo, che diceva “pronto a suonare: subito e comunque”.
Una settimana dopo esserci conosciuti e aver suonato insieme per la prima volta, avevamo preso già una sala prove in affitto che sarebbe diventata più casa di casa nostra.
Quali sono le vostre principali influenze musicali nel genere rock?
Guglielmo è cresciuto nella musica, lo zio suonava la batteria prima di lui, i suoi genitori hanno una passione sfegatata per qualsiasi genere di musica che ovviamente gli hanno trasmesso fin da quando stava nel seggiolone, ma la sua prima grande influenza fu quando a 5 anni gli regalarono il dvd live dei Green Day: tutta quella gente, quelle vibrazioni, quella batteria luccicante, e pensò: “da grande voglio battere… i tamburi”.
Gabriele la musica l’ha scoperta tardi, non provenendo da una famiglia che ponesse molta attenzione ad essa: prima superiore, il suo compagno di banco, batterista, un giorno si presenta a scuola con le bacchette, iniziando a picchiettare a ritmo su banco e sedie mentre sotto aveva messo in play un pezzo dei Blink-182: è stato un fulmine a ciel sereno, la sua prima influenza musicale, seguita poi da una vera influenza perché girava con la t-shirt dei Blink anche a febbraio.
Come descrivereste il vostro stile di musica e cosa vi differenzia dagli altri gruppi rock emergenti?
Il nostro stile varia a seconda del brano, passiamo da urla e chitarre distorte ad atmosfere con un tocco funk e più ritmate. Siamo molto diversi, sul piano musicale oltre che personale, ed essendo soltanto in due, quando componiamo l’influenza dell’altro si fa sentire pesantemente.
Io ci metto il rock, Guglielmo ci mette il funk. Cosa ci differenzia dagli altri gruppi rock emergenti?
Non lo so, venite a vederci live e ditecelo voi, a noi onestamente poco importa…
Quali sono le tematiche principali delle vostre canzoni? E quali sono i messaggi che volete trasmettere con la vostra musica?
Affrontiamo temi quali dipendenze, rabbia, inettitudine… poi un giorno quando Gabriele sarà felice parleremo di amori e margherite.
Non pretendiamo necessariamente di lanciare un messaggio, quanto esprimere al meglio ciò che siamo e che sentiamo in una determinata fase della vita, affinché chi ci ascolta, capisca che certe cose le proviamo un po’ tutti: è una diagnosi, non una cura.
Qual è il vostro brano preferito da suonare dal vivo? Avete un cavallo di battaglia vostro o di qualche gruppo famoso che vi piace suonare?
A Gabriele il pezzo che piace suonare di più, che sia dal vivo o in sala prove, è “Parlarti Male”, un pezzo nostro, con un testo arrabbiato che gli permette di sfogarsi, insultare, e urlare quanto alcune persone gli stiano pesantemente sugli organi riproduttivi.
In generale le canzoni arrabbiate sono le sue preferite. Restate in ascolto e forse lo sentirete tra qualche mese in uscita.
A Guglielmo piace da impazzire un altro nostro brano, più stile funky, che si chiama “È così da me”, strutturato in sedicesimi su charleston, che per lui sono movimento e gioia pura.
Quali sono i vostri progetti nell’immediato? Siete al lavoro su un album o avete previsto di fare dei live?
Al momento siamo in studio per registrare il secondo singolo, che uscirà a Marzo, nel frattempo stiamo organizzando concerti per i live club della Capitale.
Tenete le orecchie aperte.
Quali sono i vostri obiettivi a lungo termine? Da qui a qualche anno…
Il nostro progetto a lungo termine sarebbe poter un giorno andare a fare la spesa con i soldi guadagnati dai nostri biglietti venduti, quindi sbrigatevi a comprarli.
Dove possono seguirvi i vostri fan?
I nostri fan, e quelli a cui stiamo sulle scatole, possono trovarci sia su Instagram che su Facebook, tra una storia del nostro pit-mascotte che espleta i suoi bisogni e un post con una riflessione profonda.
Come valutate la scena rock attuale? Quali sono i vostri pensieri sull’evoluzione del genere rock e sulla sua attuale popolarità in Italia?
L’attuale popolarità del rock in Italia è dovuta a QUEL gruppo, e sapete di chi sto parlando, ma la scena in realtà è sempre esistita lì sotto, solo che non era degnata di attenzione, nonostante avesse già molti nomi che solo ora vengono riconosciuti dal grande pubblico, proprio come conseguenza di questa maggiore attenzione verso il genere, provocata forse da un disappunto generale e generazionale per gli eventi degli ultimi anni, che è la miccia che fa accendere prepotente il rock’n’roll.
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